Questo blog vuole offrire uno spazio di approfondimento, discussione, riflessione, su molte delle problematiche affrontate durante il corso e per introdurne delle altre. Uno spazio didattico quindi ma non solo. Il titolo del blog richiama la necessità che internet sia un luogo-non luogo destinato a tutti, che tutti possano accedere alle rete, che tutti abbiano il diritto alla conoscenza e al sapere e a partecipare all'intelligenza collettiva che internet realizza. L'intervento giuridico deve essere ridotto al minino, la legge statale deve intervenire solo per prevenire e punire la commissione di reati. La vera regola che vige sulla rete è la capacità di autonomia, il senso di responsabilità, di educazione e di rispetto delle regole di netiquette.


lunedì 16 febbraio 2009

Luca Neri: "Scaricare gratis è giusto"

Ovunque nel mondo, nonostante norme sempre più severe, denunce legali e contromisure tecniche, la pirateria casalinga dilaga. Scaricare musica, film, videogame, libri, software, senza pagare sembra essere l’attività più popolare in rete. E mentre l’industria discografica implode e Hollywood comincia a tremare, anche in Italia il download dalle reti peer-to-peer è ormai un’abitudine quasi banale per migliaia di persone. La scorsa estate le autorità italiane hanno scelto di oscurare uno dei cartelli di ’saccheggiatori' più famoso al mondo: Pirate Bay.
'La baia dei pirati' (ed. The Cooper Files) è un libro-inchiesta di Luca Neri, giornalista e consulente informatico, che spaziando tra Stati Uniti, Italia e Svezia, patria proprio del motore di ricerca 'corsaro', racconta le ragioni tecniche, sociali e politiche, e gli interessi, che impediscono la repressione di un fenomeno tanto eversivo. «Segui qualche link e scopri che The Pirate Bay è solo la punta di un iceberg - scrive Luca Neri - Continua a saltare di post in post, di forum in forum, ed è difficile resistere al risucchio di questa ondata corsara. I blog ti indirizzano verso le tesi di un numero crescente di giovani accademici (giuristi, (economisti, storici, sociologi), che hanno scelto proprio il copyright come oggetto di studio critico. La logica pacata dei loro paper si mescola ai proclami strillati dagli ’hacktivisti', e il risultato è un ribollire incontrollato di idee, pratiche, passioni, provocazioni - qualcosa che assomiglia all’embrione ideologico di una nuova rivolta generazionale». Oltre a far parlare chi col copyright ci lavora, il libro di Luca Neri fa dunque luce su una nuova tendenza che inneggia al download gratuito come atto di disobbedienza civile e alla pirateria come esigenza insopprimibile in epoca di libera comunicazione elettronica: «La novità radicale, rispetto a tutto il dibattito precedente è che qui non senti parlare della necessità di riformare, emendare, migliorare le norme esistenti Questa è una folla di saccheggiatori senza alcun rimorso... E ci ritroviamo davanti addirittura Johann Gutenberg. Il denominatore comune di tutte queste voci è infatti la convinzione che l’avvento delle reti digitali segni un momento di rottura, una rivoluzione non meno radicale dell’invenzione nel Quattrocento della stampa a caratteri mobili». Secondo gli esperti, come ci riferisce Neri, queste sarebbero illusioni infantili: «La verità - dicono - è che il digitale può essere usato altrettanto bene come strumento di controllo». E il giornalista osserva: «A me un dubbio rimane, che dietro tutto questo buon senso si nasconde un bag, un baco, una di quelle disfunzioni di programma capaci di mandare in tilt anche il programma più sofisticato...Non potrebbero essere gli esperti a soffrire di miopia? - si chiede Luca Neri - Tanto indaffarati con la routine quotidiana del business da aver smarrito la visione d’insieme, la consapevolezza che l’avvento delle reti apre davvero una nuova prospettiva nella trasmissione del sapere? In altre parole: cosa succederebbe se avessero ragione i ragazzini?». (Ansa)

giovedì 5 febbraio 2009

Scaricare senza pagare è giusto

«I principi su cui si basa il copyright sono obsoleti, dannosi, incompatibili con il fiorire della libera comunicazione elettronica. Ergo: scaricare senza pagare – musica, film, software, videogame, libri – è non solo giusto, ma anche necessario per la democrazia». E’ questa la provocatoria tesi di «La Baia dei Pirati, assalto al copyright», il libro di Luca Neri in uscita da Cooper che verrà presentato giovedì a Linea Notte di Antonio di Bella, dopo il TG3 di mezzanotte.

INCHIESTA - Neri, giornalista e consulente informatico nato a Firenze ma trapiantato a New York – ha svolto un’inchiesta capillare di un anno nel mondo dei corsari della rete fra Italia, Stati Uniti e Svezia. Scopo: cercare di capire come mai, nonostante leggi sempre più severe, la violazione del copyright è un fenomeno ormai inarrestabile. Il presunto materialismo dei giovanissimi, avvezzi ad avere tutto e subito, questa volta non c’entra. «Ho individuato l’emergere di una nuova ideologia collettiva», racconta Neri, «Che inneggia al saccheggio della proprietà intellettuale come atto di disubbidienza politica e civile». La maggior parte dei pirati da lui intervistati sono attivisti, nipoti del ‘68 e figli dei No Logo. «Da non confondersi con i criminali informatici», tiene a precisare, «che oggi sono spesso legati alla malavita organizzata».

SVEZIA - La sua inchiesta è partita dalla Svezia, 9 milioni di abitanti su un territorio una volta e mezza l’Italia, uno dei paesi tecnologicamente più avanzati al mondo. E’ qui che nasce il movimento di giovani corsari informatici che rivendicano il diritto a scambiarsi qualsiasi tipo di materiale digitale, liberamente e gratuitamente. Il loro motto: abolire il copyright, figlio della rivoluzione industriale e quindi fuori dalla storia, perché nell’era di Internet lo scibile umano dev’essere accessibile a tutti. Nel 2003, due anni dopo la chiusura di Napster imposta dalle autorità americane nasce Piratbyrån: una dozzina di ragazzi svedesi tra i 20 e i 30 anni, decisi a sfidare il protezionismo dei copyright made in Usa. Il gruppo lancia thepiratebay.org, un sito peer-to-peeer dove chiunque e da ogni angolo del mondo può scaricare gratuitamente film, musica, libri, videogiochi.

IN PARLAMENTO – Due anni più tardi, dietro forti pressioni dell’ambasciata Usa a Stoccolma, il ministro degli Interni svedese fa intervenire la polizia che sequestra tutto il materiale e oscura il sito. Il resto è storia. «Il putiferio scatenato sui media fu enorme», incalza Neri, «Con l’aiuto dell’intera comunità informatica svedese, i pirati riaprirono i battenti nel giro di due giorni». Ormai sono diventati eroi, in patria e all’estero. Alle elezioni svedesi di quell’anno il neonato Partito Pirata riesce a raccogliere un numero di iscritti superiore a quello dei Verdi, partito fondato ben 15 anni prima. Oggi è popolarissimo nelle scuole e ha succursali in vari paesi europei, tra cui Spagna e Italia. E il futuro? «Per fare crollare l’impalcatura basterebbe che un solo paese abolisse il copyright», replica Neri, «Se la Svezia farà da battistrada, l’Ue le andrà dietro e gli Usa a quel punto non potranno fare la guerra a tutta l’Europa».

ITALIA - Il 10 agosto 2008, su richiesta del Pm Giancarlo Mancuso, il giudice di Bergamo Raffaella Mascarino emette un ordine di oscuramento contro Piratebay, vietando a tutti i service provider della penisola di collegarvisi. «Fu una mossa di censura alla cinese», afferma Neri, «Anche se l’ordine fu più tardi revocato, in Italia il gruppo resta iscritto nel registro degli indagati». Eppure persino Roberto Maroni è un fan sfegatato del downloading. Due anni fa, rispondendo alla domanda di un giornalista «la musica la compra o la scarica da Internet?» il dirigente leghista oggi Ministro dell’Interno fu chiaro: «La scarico illegalmente, è ovvio. Non sono mica come Bono degli U2 che fa grandi proclami per la pace nel mondo e contro lo strapotere delle multinazionali e poi si compra le azioni di Microsoft o di Forbes, così diventa ricco. Io sono per la libera scaricabilità della musica». «Sa che è un reato, vero?», gli chiese a questo punto l’intervistatore. «Eccome”, replicò Maroni - è per questo che mi autodenuncio e spero che ci legga qualcuno della Guardia di Finanza. Così, finalmente, il caso finisce in Parlamento».

Alessandra Farkas
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