Questo blog vuole offrire uno spazio di approfondimento, discussione, riflessione, su molte delle problematiche affrontate durante il corso e per introdurne delle altre. Uno spazio didattico quindi ma non solo. Il titolo del blog richiama la necessità che internet sia un luogo-non luogo destinato a tutti, che tutti possano accedere alle rete, che tutti abbiano il diritto alla conoscenza e al sapere e a partecipare all'intelligenza collettiva che internet realizza. L'intervento giuridico deve essere ridotto al minino, la legge statale deve intervenire solo per prevenire e punire la commissione di reati. La vera regola che vige sulla rete è la capacità di autonomia, il senso di responsabilità, di educazione e di rispetto delle regole di netiquette.


domenica 21 dicembre 2008

Espulso dal Web chi ruba canzoni

Le maggiori case discografiche americane hanno deciso di cambiare strategia nella lotta ai furti di musica sul web. E’ finita l’epoca delle cause raffica agli scaricatori illegali, inefficaci a sradicare il fenomeno. Via libera, al loro posto, a richiami e «sanzioni» che potranno arrivare fino all’oscuramento di Internet per gli irriducibili. Per essere più efficace nella repressione futura, la associazione di categoria Riaa (Recording Industry Association of America) che rappresenta le maggiori sigle, punterà a coinvolgere le società che forniscono le connessioni alla rete, gli Internet provider. Colloqui con alcuni di loro, non nominati nell’inchiesta del Wall Street Journal che ha anticipato la notizia del nuovo trend, avrebbero già portato alla definizione di una procedura operativa che fa leva sulla persuasione dolce anziché sul ricorso alla carta bollata.

La prima mossa sarà l’invio di una e-mail di avvertimento al provider, quando emerge che un suo cliente ha messo a disposizione file per essere scaricate illegalmente. A seconda delle intese prese dalle case produttrici di contenuti con i singoli provider, questi ultimi dovranno o inoltrare la lettera di avviso ricevuta al proprio cliente, o avvertirlo direttamente che sta scaricando in modo illecito e chiedergli di non farlo più. Seguiranno un secondo e un terzo avvertimento. A questo punto, però, il richiamo scritto sarà accompagnato da un freno alla velocità della connessione ad Internet, riducendo la banda. E se insisterà ad essere sordo all’invito l’incallito scaricatore illegale verrà privato della connessione tout court.

Finora tra l’Associazione e i provider sono stati raggiunti accordi di principio, non ancora a livello del dettaglio operativo. Ma poiché negli ultimi anni anche il modello di business dei fornitori di linee di accesso è in evoluzione, con questi ultimi che stanno cominciando a diventare essi stessi produttori di contenuti da vendere, è sicuro che il clima è diventato più favorevole ad alleanze tra Riaa e provider rispetto al passato. Dal 2003, sono stati 35 mila gli utenti portati in tribunale per aver scaricato canzoni senza pagare i diritti. Difensori dell’«Internet aperto e gratuito», ma anche analisti indipendenti del settore, avevano sempre sostenuto che il pugno duro aveva ottenuto molto poco nel contrastare il fenomeno.

Oltretutto, qualche passo falso da parte degli studi legali delle case discografiche ha contribuito a sminuire la causa della difesa della legalità di mercato: come quando la citazione arrivò a povere madri single, o a un morto, o a una ragazzina di 13 anni. Le case musicali hanno difeso l’offensiva giudiziaria del passato, argomentando che il fenomeno sarebbe ora ancora più grave. Citando alcuni dati la Riaa ha rilevato che la percentuale di file illegali è costante al 19%, da diversi anni. In parallelo, le vendite di album sono in continuo calo: contro i 656 milioni di album venduti nel 2003, il numero nel 2007 è calato a 500 milioni di cd e di album digitali, più 844 milioni di pezzi singoli scaricati e pagati, una quota che è lontanissima dal compensare la riduzione di fatturato nei negozi.

Da qualche mese, nella trattativa tra Riaa e provider sta svolgendo un ruolo di broker il procuratore generale dello Stato di New York, Andrew Cuomo, interessato alla repressione della pirateria e convinto che la strada extragiudiziale sia la più efficace. «Volevamo finire le continue liti nelle corti di giustizia. Non sono utili», ha spiegato il suo capo staff Steven Cohen. L’ufficio del procuratore sta lavorando ad un’intesa più ampia con le società di accesso al web, mirando a coinvolgerle in un ampio piano di prevenzione.

La Riaa con la nuova strategia degli avvisi bonari punta all’obiettivo di raggiungere un numero ancora maggiore di «irregolari». «E’ importante che le persone sappiano che le loro azioni non sono anonime» dice il presidente della Riaa Mitch Bainwol. Anche se resta dell’idea che la prima ondata di cause abbia avuto il pregio di sollevare con grande visibilità il problema dell’illegalità diffusa nell’opinione pubblica generale, Bainwol pensa che «negli ultimi cinque anni il mercato sia cambiato» e che nuovi metodi repressivi vadano sperimentati.

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