Questo blog vuole offrire uno spazio di approfondimento, discussione, riflessione, su molte delle problematiche affrontate durante il corso e per introdurne delle altre. Uno spazio didattico quindi ma non solo. Il titolo del blog richiama la necessità che internet sia un luogo-non luogo destinato a tutti, che tutti possano accedere alle rete, che tutti abbiano il diritto alla conoscenza e al sapere e a partecipare all'intelligenza collettiva che internet realizza. L'intervento giuridico deve essere ridotto al minino, la legge statale deve intervenire solo per prevenire e punire la commissione di reati. La vera regola che vige sulla rete è la capacità di autonomia, il senso di responsabilità, di educazione e di rispetto delle regole di netiquette.


mercoledì 13 gennaio 2010

Facebook trascina in tribunale chi spinge ai "suicidi" virtuali

ALCUNI preferiscono darci un taglio netto. Altri la fanno finita, ma poi ci ripensano. Altri ancora lasciano che sia un software a effettuare per loro l'ultimo click. È il variegato mondo dei suicidi, o aspiranti tali, virtuali.

Per gioco o perché la dipendenza dai social network è troppo forte, perché si è sfufi del proprio data-body ed è meglio rifarsene uno nuovo, o semplicemente perché è più bello passare il tempo con persone in carne e ossa, sono sempre di più gli utenti che cancellano profili, avatars, feeds, e tracce personali nella fitta rete di relazioni del Web 2.0.

Che il fenomeno abbia raggiunto livelli di guardia è evidente dal fatto che alla defezione personale si stia affiancando un esodo sempre più organizzato, premeditato, collettivo. Due servizi Seppukoo e Web 2.0 Suicide Machine permettono infatti agli utenti di staccare la spina da social network come Facebook, Myspace, LinkedIn e Twitter attraverso una procedura automatizzata.

Lanciati entrambi nel mese di dicembre, i due software sono finiti da qualche giorno sotto il fuoco del team legale di Facebook, che contesta loro la violazione della Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità degli utenti Facebook. Non solo, mentre gli avvocati delle parti interessate sono impegnate nelle schermaglie preliminari di quella che potrebbe essere una lunga battaglia legale, Facebook ha bloccato l'accesso al proprio network dai due siti, rendendoli così inefficaci.

Creato da Les Liens Invisibles (Le Connessioni Invisibili), gruppo di net artisti italiani formato da Clemente Pestelli e Gionatan Quintini, Seppukoo permette agli utenti di cancellare il proprio profilo seguendo una procedura "ritualizzata" (il seppuku è il suicidio rituale dei samurai giapponesi). Per effettuarlo l'utente Facebook inserisce il proprio nome utente e password su Seppukoo.com, compone una pagina Web con cui essere ricordato/a, e scrive un biglietto d'addio. Il servizio disattiva l'account, spedisce le sue ultime parole al suo intero network di amici, e gli attribuisce un punteggio. Quanti più amici dell'utente suicidato decidono di imitare il suo gesto, tanto più l'utente ottiene un punteggio alto su Seppukoo.com - un meccanismo volto a incentivare il carattere virale dell'azione. Nel giro di poche settimane infatti, e prima dello stop di Facebook, Seppukoo avrebbe disconnesso circa ventimila utenti. Effettuata la rimozione, il servizio consentiva comunque agli utenti di riattivare il proprio profilo.


Più radicale l'approccio della Suicide Machine, una piattaforma lanciata da poche settimane da Moddr Lab, laboratorio multimediale di stanza a Rotterdam, coordinato dall'artista austriaco di origini bosniache Goran Savicic. In questo caso, una volta lanciata la Suicide Machine, gli utenti non possono più tornare indietro. Il programma inizia cambiando la password utente (il che significa che diventa impossibile riattivare il proprio account Facebook) e la foto del profilo utente. Poi procede alla rimozione di tutti i suoi amici, dei gruppi cui è iscritto e di tutti i suoi post. Infine, crea una pagina di commemorazione con una foto e poche parole d'addio e, per chi loro richiede, un video-ricordo del processo di cancellazione. Inoltre la Suicide Machine permette agli utenti di disconnettersi anche da Myspace, LinkedIn e Twitter. Ma a differenza di Seppukoo, e probabilmente per il carattere irreversibile dell'azione, la Suicide Machine avrebbe disconnesso finora "solo" 900 utenti, un numero che dopo lo stop di Facebook, arrivato nei primi giorni del 2010, non sembra destinato a salire di molto.

Difficile prevedere quale sarà l'esito della battaglia legale in corso. La principale contestazione che i legali di Facebook muovono ai due servizi è di fare phishing, cioé di utilizzare i dati personali dei suoi utenti e di farlo senza il loro consenso. I gestori dei siti rivendicano invece il diritto degli utenti di disporre come meglio credono dei propri dati personali.

Come dichiara a Repubblica.it Guy McMusker, art director e portavoce immaginario di Les Liens Invisibles, le richieste di Facebook "sono ingiustificate e nascondono la volontà di mantenere una posizione di monopolio nel sistema dei network e, soprattuto, nella conservazione e gestione dei dati dati personali che l'uso di questo sistema consente di ottenere a chi lo gestisce. In realtà - prosegue McMusker - le informazioni che risiedono sul sito seppukoo.com ci sono state comunicate volontariamente e coscientemente dagli iscritti a Facebook che ne sono gli unici titolari e che devono poter disporre di queste come vogliono; devono dunque avere la facoltà di poterle condividere con chiunque, anche esterno a Facebook e senza le imposizioni di Facebook."

www.repubblica.it

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