Questo blog vuole offrire uno spazio di approfondimento, discussione, riflessione, su molte delle problematiche affrontate durante il corso e per introdurne delle altre. Uno spazio didattico quindi ma non solo. Il titolo del blog richiama la necessità che internet sia un luogo-non luogo destinato a tutti, che tutti possano accedere alle rete, che tutti abbiano il diritto alla conoscenza e al sapere e a partecipare all'intelligenza collettiva che internet realizza. L'intervento giuridico deve essere ridotto al minino, la legge statale deve intervenire solo per prevenire e punire la commissione di reati. La vera regola che vige sulla rete è la capacità di autonomia, il senso di responsabilità, di educazione e di rispetto delle regole di netiquette.


venerdì 7 marzo 2008

La macchina del pensiero

La "macchina del pensiero", ossia un apparecchio in grado di leggere quello che ci passa per la mente, un oggetto che finora sembrava destinato a rimanere nell'ambito della fantascienza, è diventata una realtà. Usando uno scanner simile a quelli utilizzati per le diagnosi negli ospedali, una squadra di ricercatori americani ha ideato un sistema computerizzato che è in grado di indovinare, ovvero di leggere nell'attività cerebrale, le immagini che un individuo sta guardando. In pratica, la macchina legge quello che il cervello umano registra. La precisione con cui funziona è impressionante: il computer è capace di indovinare l'immagine esatta nove volte su dieci, quando tirando semplicemente a indovinare la percentuale sarebbe soltanto di otto immagini indovinate ogni mille tentativi. Lo studio solleva la possibilità che in futuro possa essere possibile visualizzare dal pensiero scene dai sogni di una persona o da ricordi che sono stati dimenticati. Ma comporta anche l'ipotesi di interrogatori in cui si va alla ricerca di "crimini del pensiero", soltanto immaginati e mai compiuti, suscitando apprensione per le violazioni della privacy e dei diritti civili. La ricerca è annunciata sull'ultimo numero della rivista scientifica Nature, ed è stata anticipata con ampio risalto stamane in prima pagina dal quotidiano Guardian di Londra. "I nostri risultati suggeriscono che è possibile ricostruire l'immagine dell'esperienza visuale di un uomo misurando la sua attività cerebrale", afferma il professor Jack Gallant, neurologo della University of California di Berkeley, che ha guidato il progetto. "Ciò schiude enormi possibilità, presto potremo avere una macchina capace di ricostruire in qualsiasi momento un'immagine dal cervello umano".
La macchina funziona così. In un primo tempo lo scanner registra l'attività del cervello mentre un individuo osserva centinaia di foto a colori e in bianco e nero: panorami, ritratti, animali, immagini romantiche, immagini violente, immagini di ogni genere. Quindi si passa al test vero e proprio, esaminando l'attività cerebrale senza sapere quale immagine la persona stia guardando. Confrontando le due serie di immagini, il computer fa quindi la sua predizione di quello che la persona ha guardato. Su un totale di 120 immagini, la predizione è giusta nove volte su dieci. Su 1000 immagini, è giusta otto volte su dieci. Gli scienziati di Berkeley calcolano che su un miliardo di immagini, su per giù il numero di immagini che si possono trovare su Google, la predizione sarebbe esatta nel venti per cento dei casi. Ma questo è solo l'inizio. Lo scanner computerizzato usato per il test può scattare solo tre o quattro immagini al secondo. Scanner più sofisticati e complessi potranno, in futuro, leggere con maggiore accuratezza l'attività cerebrale e confrontarla con un più ampio numero di immagini. "Potremo essere in grado di leggere i sogni", dice il professor Gallant. Potrà essere possibile recuperare frammenti di memoria rimasti "stampati" nel cervello, ma che un individuo non ricorda più o di cui ha perso la consapevolezza. E' anche possibile immaginare che un giorno una "macchina del pensiero" potrà interrogare il cervello di un sospetto terrorista o di un criminale, per farsi dire cose che costui non rivelerebbe mai di sua spontanea volontà. Le implicazioni comportano inevitabili polemiche e controversie. C'è tempo, in ogni caso, per il dibattito: "Ma nel giro di 30-50 anni cose del genere saranno a disposizione della scienza e della società", scommette Gallant. L'uso che vorremo farne dipenderà soltanto da noi.

(Ennio Franceschini)

da www.repubblica.it

2 commenti:

fg ha detto...

DAL SITO DI “LA REPUBBLICA” (14 MARZO 2008)
Decisione dell'Autorità che ha chiuso l'istruttoria sul 'caso Peppermint' la società discografica che attraverso una agenzia controllava le reti p2p

"Vietato spiare chi scarica musica"
Altolà del Garante della privacy
"Una direttiva europea vieta ai privati di poter effettuare monitoraggi"

ROMA - Vietato spiare chi scambia file musicali o giochi su internet. Lo ha stabilito l'Autorità per la privacy che ha chiuso l'istruttoria avviata sul 'caso Peppermint', la società discografica che aveva svolto, attraverso una società informatica svizzera (utilizzata anche dalla società Techland con riferimento a software relativi a giochi), un sistematico monitoraggio delle reti peer to peer, o se preferite p2p. La segnalazione era partita da Altroconsumo.

Tramite l'utilizzo di software specifici, le società avevano individuato numerosissimi indirizzi IP (che identificano i computer collegati ad internet) relativi a utenti ritenuti responsabili dello scambio illegale di file: erano poi risaliti ai nomi degli utenti, anche italiani. E in molti si sono visti recapitare una lettera dai toni minacciosi, con la richiesta di risarcimento del danno. Il Garante, richiamando anche la decisione dell'omologa Autorità svizzera, ha ritenuto illecita l'attività svolta dalle società.

Innanzitutto, ha ricordato il Garante, la direttiva europea sulle comunicazioni elettroniche vieta ai privati di poter effettuare monitoraggi, ossia trattamenti di dati massivi, capillari e prolungati nei riguardi di un numero elevato di soggetti. E' stato, poi, violato il principio di finalità: le reti p2p sono finalizzate allo scambio tra utenti di dati e file per scopi personali. L'utilizzo dei dati dell'utente può avvenire, dunque, soltanto per queste finalità e non per scopi ulteriori quali quelli perseguiti dalle società Peppermint e Techland (cioè il monitoraggio e la ricerca di dati per la richiesta di un risarcimento del danno).

Infine non sono stati rispettati i principi di trasparenza e correttezza, perchè i dati sono stati raccolti ad insaputa sia degli interessati sia di abbonati che non erano necessariamente coinvolti nello scambio di file. Sulla base del provvedimento del Garante (di cui è stato relatore Mauro Paissan), le società che hanno effettuato il monitoraggio dovranno ora cancellare, entro il 31 marzo, i dati personali degli utenti che hanno scambiato file musicali e giochi attraverso il sistema p2p.

fg ha detto...

DAL SITO DI "lA REPUBBLICA" (13 MARZO 2008)
I trucchi, i software per poter diffondere le proprie idee sul web nei paesi dove non è possibile a causa delle restrizioni dei governi

CONTRO OGNI CENSURA SU INTERNET
GUIDA PER BLOGGER CYBERDISSIDENTI

Reporter sans Frontières ha pubblicato un manuale ad hoc


I blog sono una fonte di informazione preziosa e proteggerli dalla censura è essenziale per garantire la libertà di espressione e la circolazione di testimonianze da Paesi in cui non c'è libertà di stampa. È a partire da questa convinzione che Reporters sans frontières, associazione di giornalisti che in tutto il mondo si batte per difendere i diritti dei cronisti perseguitati e per la libertà di stampa, ha pubblicato la Guida pratica del blogger e del cyberdissidente, un manuale che spiega come creare un blog, aggiornarlo e soprattutto fare in modo che non cada sotto la scure della censura. Il testo è stato pubblicizzato il 12 marzo, in occasione della Giornata internazionale contro la cybercensura.

Una rete sempre meno libera. Nel 2007, Reporters sans frontières ha registrato nel mondo più di 2600 casi di censura su siti Internet. In carcere, in Cina, ci sono al momento 64 persone, colpevoli solo di aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione sul web. Nella Guida pratica un capitolo indica i Paesi in cui la censura è più forte: la Cina resta la nazione dove i cyberdissidenti subiscono più arresti e persecuzioni, il Vietnam imprigiona meno persone ma restringe in modo severissimo l'accesso a Internet. Il caso dell'Iran è indicativo: a fronte di una censura molto ampia, la circolazione di informazioni è però continua e ha dato spazio soprattutto all'espressione del malcontento delle donne. È noto infine il ruolo avuto da Internet e dai blogger nel denunciare la repressione delle proteste in Birmania nell'estate del 2007. Il manuale di Reporters sans frontières cita infine anche i grandi motori di ricerca, Yahoo e Google su tutti, che pur di assicurarsi una penetrazione economica in Paesi emergenti non hanno esitato a fornire ai governi informazioni sui cyberdissidenti per far chiudere siti e blog.

Una guida pratica. Clothilde Le Coz, responsabile Internet di Reporters sans frontières, mette l'accento sull'importanza di diffondere la guida: "Più il manuale verrà linkato su siti e blog, più avrà possibilità di arrivare a chi ne ha maggiore bisogno. Lo scopo della nostra pubblicazione è di porre l'accento sulla censura, ma anche di dare un aiuto concreto a quanti ogni giorno vogliono dare testimonianze su quanto accade nei loro Paesi e non possono farlo. È importante più che mai, in un momento in cui c'è un attacco forte alla libertà sulla rete, che si scriva tutto quel che si vuole e che tali messaggi arrivino a più persone possibile. Dobbiamo essere prima di tutto noi, giornalisti di nazioni in cui c'è libertà di stampa, a denunciare la censura e poi dobbiamo aiutare i nostri colleghi a eluderla".

Il ruolo del blogger e la sua etica. Non sempre il giornalista e il blogger sono la stessa persona: "Il blog è spesso uno strumento in più del giornalista o una fonte in più a sua disposizione - dice Clothilde Le Coz - è una testimonianza da un luogo in cui non ci si trova di persona. Per questo sono fondamentali un'etica del blog e l'abilità nel rendere il proprio blog visibile". La Guida pratica del blogger e del cyberdissidente dedica capitoli agli strumenti da utilizzare per essere inseriti nei motori di ricerca in buona posizione e per essere eticamente affidabili. Dan Gillmore, direttore della scuola di giornalismo e nuova comunicazione dell'Universita americana dell'Arizona, ha curato la parte del manuale in cui si parla appunto di etica. Completezza, accuratezza, lealtà, trasparenza e indipendenza sono per lui i pilastri del buon giornalismo e dovrebbero essere questi principî a ispirare anche i bloggers, almeno quelli che intendono con la loro testimonianza aiutare l'informazione. "Sappiamo tutti che sulla rete c'è un sacco di robaccia - osserva la responsabile Internet di Reporters sans frontières -, ma sappiamo anche che è facile smascherare chi non gioca lealmente. Un buon blogger riceve subito l'attenzione che merita e il suo ruolo viene riconosciuto".

Un caso pratico. La guida segue passo passo il blogger, fin dal momento in cui vuol creare il suo diario online, senza dare per scontato le sue conoscenze del funzionamento di internet. C'è un ottimo dizionario dei termini più importanti per orientarsi sul web e le linee guida per cominciare a far parte delle pagine più ricercate dei motori di ricerca. Per chi subisce una restrizione della libertà di espressione c'è l'esposizione di un caso pratico, con il quale Reporters sans frontières insegna ad usare il programma "anti-censura" TOR. Il software devìa le comunicazioni attraverso una rete distribuita di relay, gestiti da volontari in tutto il mondo e impedisce a chi osservi la connesione Internet da cui vengono inviate le informazioni di sapere quali siti si stanno visitando. Impedisce inoltre ai siti visitati di rintracciare il luogo da cui ci si connette. TOR funziona con molti programmi, come i browser web, i client per la chat, i programmi di login remoto e molte applicazioni basate sul protocollo TCP. Per chi, come un utente italiano, può digitare tranquillamente su un motore di ricerca le parole "programma anti-censura" rintracciare uno strumento come TOR non è difficile, ma per un cyberdissidente cinese o cubano l'unico modo per venire a sapere che esiste un tale software è attraverso altri siti, sui quali la censura ancora non si è imbattuta. La cosa più importante, dunque, è che il link al manuale di Reporters sans frontières arrivi, attraverso i tanti canali della rete, a chi ne ha bisogno.