Questo blog vuole offrire uno spazio di approfondimento, discussione, riflessione, su molte delle problematiche affrontate durante il corso e per introdurne delle altre. Uno spazio didattico quindi ma non solo. Il titolo del blog richiama la necessità che internet sia un luogo-non luogo destinato a tutti, che tutti possano accedere alle rete, che tutti abbiano il diritto alla conoscenza e al sapere e a partecipare all'intelligenza collettiva che internet realizza. L'intervento giuridico deve essere ridotto al minino, la legge statale deve intervenire solo per prevenire e punire la commissione di reati. La vera regola che vige sulla rete è la capacità di autonomia, il senso di responsabilità, di educazione e di rispetto delle regole di netiquette.


giovedì 29 aprile 2010

Ancora su Internet e privacy

Privacy e social network: due concetti all’apparenza inconciliabili. L’esplosione del web 2.0, con tutti i servizi legati alla condivisione di informazioni, contenuti e prodotti, ha creato nuove possibilità per l’utente, ma lo ha anche portato a dover scegliere con più attenzione cosa dire di sé in rete.

Le autorità e Google. Le autorità che tutelano la privacy hanno da tempo concentrato la loro attenzione su siti e servizi del web sociale. E’ notizia di qualche giorno fa il documento condiviso tra i garanti della Privacy di dieci paesi (tra cui l’Italia) che hanno “invitato” Google a rispettare le regole in materia di trattamento dei dati personali, soprattutto alla luce di quanto visto con il social network Buzz. “Siamo rimasti profondamente turbati – si legge nel documento - dalla recente introduzione dell'applicazione di social networking Google Buzz, che ha purtroppo evidenziato una grave mancanza di riguardo per regole e norme fondamentali in materia di privacy. Inoltre, questa non è la prima volta che Google non tiene in adeguata considerazione la tutela della privacy quando lancia nuovi servizi”.

Google Buzz, apparso a tutti gli utilizzatori di Gmail, è solo uno degli esempi e sono le stesse autorità a specificare quanto il problema sia globale: “Le Autorità riconoscono che Google non è l'unica società ad avere introdotto servizi online senza prevedere tutele adeguate per gli utenti. Tuttavia, sollecitano Google a dare l'esempio, "in quanto leader nel mondo online", incorporando meccanismi a garanzia della privacy direttamente in fase di progettazione di nuovi servizi online”.

La privacy. Come difendere la propria privacy online? Per iniziare può essere utile scaricare dal sito del garante italiano una breve guida con i comportamenti da tenere in rete. Le informazioni qui contenute sono in gran parte dettate dal buon senso e sono abbastanza facili da mettere in atto. Qualche dubbio sorge solo di fronte al consiglio di leggere i contratti che si siglano con i servizi come Facebook e soci: giusto da dire, impossibile da realizzare (solo l’informativa sulla privacy di Facebook è lunga 16 pagine, a cui aggiungere i termini di servizio). La regola numero uno resta comunque l’autotutela: evitate di dare informazioni troppo personali, non condividete foto imbarazzanti, non fidatevi di qualcuno solo perché vi chiede l’amicizia.

Per facilitare la comprensione dei lunghi contratti proposti dai servizi online, abbiamo realizzato delle schede che mettono in luce alcuni degli aspetti più significativi, soprattutto per comprendere bene il livello di controllo che si può avere sui dati personali e sulla loro eventuale rimozione. I siti confrontati sono Facebook, FriendFeed, Google Buzz, Twitter e YouTube. Il web 2.0 non è tutto uguale.

Cancellarsi da questi servizi non è così facile o definitivo come si crede. Facebook ha due livelli di cancellazione (uno dei quali è quasi introvabile); Buzz non elimina i commenti e i like lasciati sui profili altrui, YouTube non cancella i video e il canale (bisogna farlo manualmente). Più definitivi sono invece Twitter e FriendFeed.

Molto diversa è anche la possibilità di agire sulla diffusione dei contenuti attraverso i pannelli di controllo: estremamente completo quello di Facebook (che permette anche di gestire i risultati dei motori di ricerca), mentre tutti gli altri servizi si limitano a fornire la possibilità di rendere i propri aggiornamenti consultabili solo da amici autorizzati.

La disponibilità in italiano dei termini di servizio è legata al successo delle varie piattaforme. Ok Google, YouTube e Facebook, solo in inglese FriendFeed, mentre Twitter ha una versione tradotta nella nostra lingua, ma con diversi errori e parti ancora in inglese. Tutti i servizi analizzati fanno riferimento alle leggi di stati diversi da quello italiano. In caso di controversie legali si riservano insomma il diritto di risolverle seguendo la legislazione della California (Facebook e Twitter), dello stato di New York (FriendFeed) o dei tribunali inglesi (Google e YouTube).

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