Questo blog vuole offrire uno spazio di approfondimento, discussione, riflessione, su molte delle problematiche affrontate durante il corso e per introdurne delle altre. Uno spazio didattico quindi ma non solo. Il titolo del blog richiama la necessità che internet sia un luogo-non luogo destinato a tutti, che tutti possano accedere alle rete, che tutti abbiano il diritto alla conoscenza e al sapere e a partecipare all'intelligenza collettiva che internet realizza. L'intervento giuridico deve essere ridotto al minino, la legge statale deve intervenire solo per prevenire e punire la commissione di reati. La vera regola che vige sulla rete è la capacità di autonomia, il senso di responsabilità, di educazione e di rispetto delle regole di netiquette.


lunedì 9 giugno 2008

British Telecom e la privacy

British Telecom avrebbe monitorato e registrato per mesi le abitudini di migliaia di utenti del web, per confezionare pacchetti pubblicitari personalizzati. E le associazioni per la tutela della privacy stanno affilando le armi per dichiarare guerra al colosso della telefonia, non nuovo ad accuse di questo tipo.
La cosiddetta "behavioral advertising", ovvero la "pubblicità comportamentale", è l'ultima, discussa, frontiera del marketing. Un modo per rendere le campagne nettamente più efficienti e remunerative. Ma anche più invasive. C'è chi sostiene che con questo strumento i provider possano mettersi in tasca la bella cifra di 112 milioni di euro in più l'anno.
In particolare BT, all'insaputa di circa trentamila abbonati Adsl, tra il 2006 e il 2007, con il sistema Phorm, avrebbe controllato il traffico online per confezionare pacchetti pubblicitari personalizzati. Ma, nodo fondamentale, gli utenti coinvolti, non erano stati avvertiti. "Il coinvolgimento diretto degli utenti avrebbe potuto influenzare il test", è stata la difesa da parte dell'azienda. "E' contro la legge. Aspettiamo di vedere quale sarà l'azione legale", è stata la replica di Richard Clayton, professore dell'università di Cambridge, nonché esperto di privacy nel settore informatica e telecomunicazioni e sviluppatore di software.
Ma BT, secondo la Bbc, non intende fermarsi e prevede di portare avanti questa tecnologia con un ulteriore test durante l'estate. "Non abbiamo ancora annunciato una data. Ci stiamo ancora organizzando, ma sarà molto presto", ha detto un portavoce.
In base a un rapporto pubblicato da Wikileaks, il controverso sito che consente la pubblicazione di materiali di denuncia in modo del tutto anonimo, nel 2006 BT ha intercettato quasi 19 milioni di pagine web, senza che gli utenti ne fossero stati informati. "Una piccola prova tecnica", secondo la compagnia.
Durante il test, le pubblicità sulle pagine web consultate dai clienti di BT, sono state eliminate e sostituite con annunci più mirati. Se nessuna pubblicità fosse stata disponibile, venivano inserite inserzioni di enti benefici.
British Telecom, in base alla relazione, ritiene che usare Phorm su larga scala sarà "impegnativo" e richieda almeno 300 server per tutti i clienti: "Una cosa impossibile da realizzare". Secondo la Bbc, però, la tecnologia di Phorm è stata aggiornata e le prove su larga scala oro sono molto più fattibili.
Per il professor Richard Clayton, il rapporto pubblicato da Wikileaks, "mostra chiaramente che nel 2006 BT ha illegalmente intercettato i suoi clienti web e ha elaborato illegalmente i loro dati personali". Secondo l'esperto, "l'autore del rapporto di BT sembra compiacersi che solo 15-20 persone abbiano notato quanto stava accadendo e non vede l'ora che arrivi un nuovo sistema che sarà completamente invisibile".
"Questo non è come ci aspettiamo che gli Internet service provider trattino i loro clienti - sottolinea Clayton - e poiché è contro la legge, ora dobbiamo aspettarci di vedere un procedimento giudiziario".
Ma secondo un portavoce di BT, "il processo è stato completamente anonimo e le informazioni personali non sono state immagazzinate o elaborate". Inoltre la compagnia "ha contattato i suoi legali prima di iniziare i test". Ma intanto altre compagnie telefoniche e altri provider, in particolare negli Usa, stanno manifestando un interessamento verso questa tecnologia. E le associazioni per la difesa della privacy sono arrivate a rivolgersi al Congresso per prendere in considerazione il fenomeno.
E in Italia? Nel nostro Paese il Garante per la privacy ha dato un segnale importante ad alcuni dei maggiori gestori di servizi telefonici e telematici. A fine gennaio a Telecom, Vodafone e H3G, è stata imposta la cancellazione di informazioni riguardanti i siti internet visitati dagli utenti. A Vodafone, H3G e Wind è stata impartita l'adozione di specifiche misure tecniche per la messa in sicurezza dei dati personali conservati a fini di giustizia.

da www.repubblica.it

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