Questo blog vuole offrire uno spazio di approfondimento, discussione, riflessione, su molte delle problematiche affrontate durante il corso e per introdurne delle altre. Uno spazio didattico quindi ma non solo. Il titolo del blog richiama la necessità che internet sia un luogo-non luogo destinato a tutti, che tutti possano accedere alle rete, che tutti abbiano il diritto alla conoscenza e al sapere e a partecipare all'intelligenza collettiva che internet realizza. L'intervento giuridico deve essere ridotto al minino, la legge statale deve intervenire solo per prevenire e punire la commissione di reati. La vera regola che vige sulla rete è la capacità di autonomia, il senso di responsabilità, di educazione e di rispetto delle regole di netiquette.


giovedì 29 novembre 2007

Francia, giro di vite contro il p2p

Ritorno su un tema che appssiona ed interessa gli utenti della rete e di cui mi sono occupato in diversi post su un altro mio blog www.sirimarco.tiscali.it ai quali rimando.

Anche il popolo del web in Francia è in rivolta. Dopo aver fatto infuriare gli addetti al trasporto pubblico e gli studenti, Nicolas Sarkozy è riuscito ad attirarsi anche i fulmini degli internauti d'oltralpe (e non solo). A dar fuoco alle polveri la firma dell'accordo antipirateria, o se si preferisce, "per lo sviluppo e la protezione delle opere e dei programmi culturali sulle nuove reti", siglato dai provider, le major dell'audiovisivo e i poteri pubblici per contrastare il download illegale. Ma tra le associazioni dei consumatori c'è già chi parla di un'escalation repressiva nei confronti di internet, un tema che sta molto a cuore alle 12 milioni di famiglie francesi che hanno una connessione Adsl. La strada francese contro il p2p è fatta di liste nere e intese incrociate tra major e provider, una accordo definito "storico" da Sarkozy, che parla di "momento decisivo per l'arrivo di un internet civilizzato". L'inquilino dell'Eliseo, secondo i critici, usa gli stessi argomenti delle major: paragona gli atti di pirateria a dei "comportamenti medievali dove, con la scusa del digitale, ognuno può taccheggiare liberamente", e parla di "Far west di alta tecnologia", popolata di fuorilegge che possono "sottrarre le opere dell'ingegno senza farsi problemi o, peggio ancora, venderle nella più assoluta impunità. E sulle spalle di chi? Sulle spalle degli artisti". Per farsi aiutare in questa operazione, il presidente francese ha chiesto aiuto a un big del settore, ovvero Denis Olivennes, numero uno di Fnac, gigante internazionale della distribuzione di musica, film, videogames ed elettronica, attiva anche in Italia.
L'accordo, che Sarkozy definisce "solido ed equilibrato", prevede l'invio di email di "avvertimento" agli internauti che scaricano illegalmente da internet musica e film e, in caso di recidiva, l'interruzione o la sospensione del collegamento alla rete. E cambiare provider sarebbe impossibile. È infatti prevista la realizzazione di una black list degli utenti cattivi. Di fatto, sempre secondo i critici, è l'ufficializzazione del monitoraggio delle reti di sharing da parte delle major che altrove, come ad esempio in Italia, è invece messo sotto accusa per violazione della privacy degli utenti. A questo proposito va ricordato il recente caso Peppermint, una vicenda che si è conclusa con una doppia vittoria per i consumatori di casa nostra. Con due ordinanze pubblicate il 22 novembre 2007, il Tribunale civile di Roma ha confermato il suo orientamento più recente in materia di trattamento dei dati personali, affermando che nel settore delle comunicazioni elettroniche il diritto alla riservatezza dei dati personali degli utenti di servizi di telecomunicazioni prevale sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale su opere dell'ingegno. In Francia già esiste dall'anno scorso una legge a difesa del diritto d'autore con multe di 150 euro, per chi mette file a disposizione di altri internauti, e fino a 300.000 euro e tre anni di prigione per gli editori di programmi per lo scaricamento illegale di musica e video. Ma è la prima volta che anche i provider accettano di introdurre delle misure repressive. Sarà dunque creato un ufficio di supervisione dello scaricamento illegale. Il nuovo organismo potrà anche punire i provider che non si adegueranno in modo "congruo" alle disposizioni. Non solo: su diretto controllo del magistrato, l'Autorità potrà chiedere ai singoli provider di assumere le misure necessarie a prevenire o porre fine ai danni causati da un servizio di comunicazione online. Ma i consumatori sono in rivolta. L'Ufc Que Choisir giudica il rapporto uno strumento "molto duro, potenzialmente liberticida e antieconomico". Il dispositivo, secondo l'associazione, è contrario al rispetto della presunzione d'innocenza e alle garanzie procedurali previste a livello europeo. "E' inaccettabile - spiega Ufc - che il potere del giudice sia trasferito a un'Autorità dotata dei mezzi umani e tecnici necessari all'avvertimento e alla sanzione". Per la Ligue Odebi, invece, le nuove contromisure finiranno probabilmente per "far crollare le vendite dell'industria culturale, contrariamente all'obiettivo della missione Olivennes". E l'associazione April vede nel provvedimento le basi per "la realizzazione di una 'polizia privata del web' che spoglia i giudici delle loro funzioni e attenta al diritto alla difesa". Ma il testo prevede anche delle misure per incoraggiare lo scaricamento legale dal web. Le società che detengono i diritti degli autori, infatti, si sono impegnate a loro volta a mettere in linea, entro un anno, il repertorio della canzone francese (che equivale al 60 per cento delle vendite discografiche). I cinefili, invece, (e questo è l'unico punto valutato positivamente dai consumatori), non dovranno più aspettare sette mesi e mezzo, ma solo sei, per trovare un film in rete dopo l'uscita in sala. "Bastone e carota", dice Claudio Todeschini, editorialista di Tgmonline. "Chi scarica un film nel giorno dell'uscita in dvd, se non prima, non lo fa certo perché non ha voglia di uscire a comprarlo, ma solo perché non vuole pagarlo. E averlo a pagamento su un portale non costituisce certo un'alternativa". Comunque, nonostante l'interessamento delle parti in causa, per ora tutto questo è un memorandum di intesa. "La proposta Sarkozy - spiega ancora Todeschini - dovrà essere vagliata ancora da mille organismi e commissioni, che dovranno anche valutarne la dubbia legittimità". Insomma una procedura che richiederà ancora del tempo, e che potrebbe portare ad integrazioni e modifiche importanti. Ma non c'è dubbio che un primo passo importante sia stato fatto.
(29 novembre 2007)

3 commenti:

fg ha detto...

Segnalo un articolo apparso il 3 dicembre sul sito del quotidiano "Repubblica" dal titolo "Quando la tecnologia fa flop. I peggiori disastri della storia". Si tratta di una classifica delle 10 conseguenze piu' gravi causate da software difettosi.
Ecco il link all'articolo contenuto nella sezione "Tecnologia e Scienza":
http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/scienza_e_tecnologia/disastri-tecnologici/disastri-tecnologici/disastri-tecnologici.html

fg ha detto...

Riporto di seguito un articolo apparso l'11 dicembre sul sito del quotidiano "La Repubblica" in merito all'ideazione di nuovi strumenti per la tutela della privacy degli utenti di Internet.

"Ask.com adesso tutela la privacy
niente tracce delle ricerche web"

La privacy, non ci sono dubbi, è un bene. Adesso diventa anche un prodotto. Ask.com, il quarto motore di ricerca del mercato statunitense, ha scelto di puntare sulla protezione degli utenti con un servizio esclusivo: AskEraser. Questa nuova caratteristica da oggi permette di effettuare le ricerche nella massima riservatezza senza lasciare alcuna traccia nel database del motore. Che in questo modo si priva delle preziose informazioni di ricerca per favorire la protezione dei naviganti. La cancellazione dalle liste dei server avviene nel giro di qualche ora e comprende pressochè tutto: indirizzo IP, cookie contenenti le User ID e Session ID, nonchè tutti i testi inseriti nel corso delle proprie operazioni di ricerca.

Conservare le ricerche effettuate dagli internauti è un bene molto prezioso per i motori di ricerca ma la società di Oakland ha scelto di rinunciare a questo "bene" in nome della privacy. Per adesso gratis. "Funziona come un interruttore, spiega Doug Leeds, vicepresidente di Ask.com. Il sito, tuttavia, non assicura il completo anonimato ma si prefigge di aumentare notevolmente la protezione della privacy per gli utenti che la vogliono.

Sì, perché è molto difficile cancellare del tutto le proprie tracce da internet. Anche su Ask.com e anche usando AskEraser. Quello che digitate non scomparirà del tutto, visto che il motore di ricerca si basa su Google per gli annunci che accompagnano i risultati delle ricerca e che, per via di un accordo tra le due società, Ask.com continuerà a trasmettere informazioni sulla ricerca a Google a scopi pubblicitari. E nessuno assicura che questi dati verranno cancellati. Insomma, privacy sì, ma fino a un certo punto.

Come che sia, Ari Schwartz, vice direttore del centro per la democrazia e la tecnologia, definisce l'iniziativa di Ask.com come "un passo in avanti". E spiega: "E' la prima volta che una grande azienda dà la possibilità di fare scelte nel segno della trasparenza". Resta da capire se questa mossa rappresenterà un buon esempio per gli altri big del settore. Nel mercato americano Google (con il 58,5% di share) precede nell'ordine Yahoo (22.9%), Microsoft (9.7%), Ask.com (4.7%) e il network di siti che fa capo al portale Aol di Time Warner (4,2%).

Nel 2008 la nuova modalità, attivabile con un link nella parte alta dell'home page e disponibile da oggi solo per americani e inglesi, sarà introdotta negli altri siti della compagnia. Il monopolio di Google non verrà certo intaccato da questa iniziativa ma sicuramente avrà avuto una certa eco dalle parti di Mountain View: il colosso californiano, infatti, conserva i dati ottenuti dalle ricerche per un tempo non superiore ai 18 mesi, come anche fa Microsoft, mentre Yahoo e Aol abbassano questa soglia a 13 mesi.

Del resto la possibilità di risalire all'indentità di una persona con i termini cercati nei motori di ricerca è più che reale. Lo dimostrò il New York Times nell'agosto del 2006 quando la privacy di Thelma Arnold's, un'americana di 62 anni, venne violata. Come? Aol pubblicò sul web 20 milioni di chiavi di ricerca suddivise per utenti, contrassegnati da un numero. La signora della Georgia, con le sue ricerche "bizzarre", venne individuata nel numero 4417749.

fg ha detto...

Riporto di seguito un articolo apparso il 3 gennaio sul quotidiano "La Repubblica", nella sezione Tecnologia e Scienza, sulle prime denunce italiane presentate nei confronti di eBay per truffe, vendite illegali e violazioni del copyright:

Si scagliano contro il gigante dell'e-commerce eBay le prime denunce italiane: un imprenditore cagliaritano, Davide Denegri, ne ha presentate sette presso il giudice di pace e una in sede penale, arrivando a chiedere il sequestro di eBay.it. In questi stessi giorni, contro eBay.it è stato chiesto l'intervento d'urgenza dei Ministri dell'Interno e della Salute da parte di Telefono antiplagio, comitato in difesa dei consumatori vittime di truffe nel campo delle telecomunicazioni. Ha trovato su eBay un centinaio di compravendite di una sostanza stupefacente, illegale in Italia dal 2004, l'allucinogeno detto Salvia degli Indovini.

Comincia così una guerra legale senza precedenti in Italia, per eBay, già finito sotto il fuoco delle denunce negli Stati Uniti. È la punta dell'iceberg: con le denunce trovano sfogo le tante polemiche che si sono accumulate nei forum, da parte di utenti che si dichiarano truffati per acquisti fatti su eBay. Storie di presunte truffe sono raccolte dal sito eBayAbuse.it, creato a ottobre e tra i cui fondatori c'è lo stesso Denegri.

"Rappresentanti di eBay hanno incontrato quelli di eBayAbuse e abbiamo cominciato un dialogo per migliorare il nostro servizio", spiegano da eBay Italia. "Denegri invece ha rifiutato di incontrarci ed è passato alle denunce". In sede civile, il cagliaritano chiede 17.500 euro di risarcimento per il fatto che eBay ha sospeso il suo account, impedendogli la compravendita di oggetti. Denegri aveva avviato un'attività di e-commerce su eBay, che è come una piazza di mercato virtuale: non vende direttamente, ma offre spazio per aste e negozi di terze parti. L'account è stato sospeso perché secondo eBay si è aggiudicato aste senza poi pagarle. Denegri smentisce e alzando i toni della polemica ha agito anche in sede penale: accusa eBay di ospitare la vendita illegale di opere protette da diritto d'autore e di essere responsabile di questi illeciti. La prossima udienza sarà a gennaio; secondo quanto riferito dallo stesso Denegri, eBay gli ha chiesto di tutta risposta 100 mila euro di risarcimento. eBay Italia non commenta né smentisce.
È la stessa questione che ha portato eBay davanti ai tribunali negli Usa e in Francia, su denunce di vari marchi famosi, come Louis Vitton, Dior, Tiffany, che hanno trovato oggetti contraffatti in vendita sul portale. Ancora non c'è stato nemmeno un giudizio definitivo sulla querelle, che tocca un nodo importante dell'e-commerce mondiale: eBay è responsabile o no degli scambi che avvengono, in modo lecito o no, sul proprio portale? eBay si dichiara di non esserlo, ovviamente, ma compie controlli e verifiche per bloccare a posteriori le vendite illecite, una volta individuate, e gli account dei venditori colti in fallo. È dopo uno di questi controlli che appunto è stato sospeso l'account di Denegri. Tra la messa in vendita di un prodotto e la sospensione passa però un po' di tempo, durante il quale può capitare di cadere vittima di incauti acquisti: merce contraffatta o che non arriva affatto, dopo essere stata pagata, come denunciato nei molti casi citati da eBayAbuse.it.

Forse nei prossimi mesi e anni, con il completamento delle battaglie legali in Italia e nel mondo, sarà fatta chiarezza sulle vere eventuali responsabilità di eBay. Nel frattempo, agli utenti tocca sempre e comunque vigilare quando acquistano sul portale. È bene soprattutto diffidare di prodotti venduti a prezzi troppo scontati, se non si vuole finire, in buona (si fa per dire) compagnia con i tanti utenti di eBayAbuse che si proclamano truffati.