Questo blog vuole offrire uno spazio di approfondimento, discussione, riflessione, su molte delle problematiche affrontate durante il corso e per introdurne delle altre. Uno spazio didattico quindi ma non solo. Il titolo del blog richiama la necessità che internet sia un luogo-non luogo destinato a tutti, che tutti possano accedere alle rete, che tutti abbiano il diritto alla conoscenza e al sapere e a partecipare all'intelligenza collettiva che internet realizza. L'intervento giuridico deve essere ridotto al minino, la legge statale deve intervenire solo per prevenire e punire la commissione di reati. La vera regola che vige sulla rete è la capacità di autonomia, il senso di responsabilità, di educazione e di rispetto delle regole di netiquette.


lunedì 26 novembre 2007

Gli uomini che fanno funzionare l’Italia

Il dott. Patrizio Gravano mi ha inviato una sua recensione scritta sul libro di Luigi Tivelli, Chi è Stato? Gli uomini che fanno funzionare l'Italia, Rubbettino, 2007, pp. 226. Ricordo che Gravano e Tivelli sono tra gli autori degli scritti contenuti nel volume da me curato dal titolo Informatica diritto e filosofia. Saggi di informatica per le scienze giuridiche, in corso di stampa presso l'editore Aracne.

Non è facile, in poche righe, recensire il bel libro di Luigi Tivelli (Chi è stato? Gli uomini che fanno funzionare l’Italia, Rubbettino – RAI ERI). Nello sterminato panorama dell’editoria nazionale ecco l’imminente comparsa dell’ultimo libro di Luigi Tivelli (consigliere parlamentare che nell’ultimo decennio ha operato come civil servant al servizio dei vari governi che si sono succeduti) dedicato ad alcuni (per nostra fortuna non sono gli unici!) tra i più bravi grand commis italiani, che con il loro costante e sempre efficace impegno hanno contribuito a far funzionare le nostre Istituzioni, il nostro Stato. Questo ultimo volume di Tivelli è infatti impostato su una scelta dei protagonisti basata su un criterio di autorevolezza e competenza.
I dieci capitoli del libro sono dedicati a personaggi del livello di Antonio Maccanico e Lamberto Dini, già grand commis d’Etat ed ora Senatori della Repubblica, Gaetano Gifuni (per molti anni autorevole, rigoroso e riservatissimo Segretario generale del Quirinale) e Andrea Monorchio (già Ragioniere generale dello Stato), Antonio Catricalà e Corrado Calabrò (entrambi attualmente al vertice di due autorità garanti, quella della concorrenza e del mercato e quella per le telecomunicazioni rispettivamente), Carlo Mosca (già capo di Gabinetto di alcuni ministri dell’Interno ed ora Prefetto di Roma) e Sergio Vento (grande diplomatico ora prestato al mondo degli affari), Mauro Masi (autorevole Capo di Gabinetto proveniente dai ranghi della prestigiosa Banca d’Italia) e Gianni Letta (già Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio ai tempi del Governo Berlusconi).
L’autore, con sapiente abilità, porta avanti le sue riflessioni coordinandole e integrandole con quelle, sempre misurate e ben argomentate, dei suoi prestigiosi interlocutori. Le loro autorevoli opinioni sul funzionamento degli apparati pubblici, le loro rigorose e asettiche analisi del rapporto tra cittadini e Istituzioni, non sono certo un contributo alla cicalecciocrazia imperante, già pesantemente attaccata dall’autore in un suo precedente saggio (Questionando. Le sei questioni che bloccano l’Italia, RAI – ERI) ma, al contrario, offrono interessanti spunti e adeguate chiavi di lettura per cogliere i più rilevanti aspetti critici e problematici della nostra alta burocrazia.
“I nati per caso”. Così sono stati definiti i nostri grandi burocrati. E già nel definirli burocrati rischiamo di offenderli, non fosse altro per la considerazione che nel nostro paese si ha delle classi burocratiche, fatit comunque salvi alcuni casi particolari come quelli rappresentati dalle burocrazie parlamentari, dalla diplomazia e della Banca d’Italia, da sempre ritenute, da parte del grande pubblico, a ragione, inefficienti e spendaccione.
L’autore, molto opportunamente, nella sua introduzione mette in risalto le differenze nella formazione delle classi dirigenti pubbliche italiane rispetto a quanto avviene in altri paesi di elevata tradizione burocratica, come la Francia (ove l’Ena contribuisce a “sfornare” i migliori cervelli burocratici) e il Regno Unito (caratterizzato dalla presenza di alcuni college-fucina di civil servant).
I nostri grand commis, lungi dall’essere una delle tante intoccabili caste italiane, finiscono purtroppo per costituire una ristretta e sparuta pattuglia di persone destinate, ancora ai giorni nostri, ad operare in una Pubblica Amministrazione “a macchia di leopardo”, anche se, come lo stesso autore ricorda, “le macchie bianche”, soprattutto a livello centrale, comincino a prevalere su quelle nere.
Un libro molto atteso nei Palazzi del potere e nella Roma politica, molto utile per comprendere a fondo gli aspetti cruciali di alcune funzioni chiave dello Stato, per cogliere le ragioni profonde della carenza diffusa, davvero a tutti i livelli, del senso dello Stato, della decadenza della politica, della crisi delle classi dirigenti, ma anche della assenza del senso civico, sempre più sostituto dall’emergere a ogni livello di un pericoloso “senso cinico”. Mali che hanno radici profonde e che difficilmente potranno essere risolti senza una condivisione di valori che sembra del tutto irrealizzabile nell’attuale contesto politico, dominato dalle spinte dell’antipolitica.
Merito e concorrenza sono due valori che sintetizzano la ricetta proposta dall’autore per risolvere i problemi di un paese e di una società caratterizzata da sempre nuovi fermenti. Privilegiare dunque il merito in un Paese affetto dal “mal di merito”, rifuggendo quindi dalla spartizione partitocratica e clientelare che per molti decenni ha caratterizzato l’accesso all’alta burocrazia e dall’uso dissennato del sistema delle spoglie (spoils system), malamente importato dall’esperienza amministrativa nordamericana, che ha finito con il sopprimere di fatto il principio costituzionale dell’imparzialità della Pubblica Amministrazione. Questa è una delle tante “lezioni” che possiamo apprendere dalla lettura di un testo plastico e lineare ove le vicende del Paese si intersecano con le vicende umane e professionali di alcuni grandi servitori dello Stato impegnati in settori chiave quali la diplomazia, le telecomunicazioni, la concorrenza e il mercato, i rapporti istituzionali.
La lettura del testo offre davvero tanti spunti di riflessione aiutandoci a capire dove stanno i mali che affliggono il nostro paese, quali le possibili vie d’uscita, costituendo, al contempo, un momento di riflessione su fatti importanti della vita istituzionale italiana come si evince dalla lettura dei capitoli dedicati a Antonio Maccanico e Lamberto Dini ben testimoniano.

Patrizio Gravano

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