Questo blog vuole offrire uno spazio di approfondimento, discussione, riflessione, su molte delle problematiche affrontate durante il corso e per introdurne delle altre. Uno spazio didattico quindi ma non solo. Il titolo del blog richiama la necessità che internet sia un luogo-non luogo destinato a tutti, che tutti possano accedere alle rete, che tutti abbiano il diritto alla conoscenza e al sapere e a partecipare all'intelligenza collettiva che internet realizza. L'intervento giuridico deve essere ridotto al minino, la legge statale deve intervenire solo per prevenire e punire la commissione di reati. La vera regola che vige sulla rete è la capacità di autonomia, il senso di responsabilità, di educazione e di rispetto delle regole di netiquette.


lunedì 5 novembre 2007

Secondo i canadesi, il P2P aiuta le vendite di dischi

Posto questo articolo di Luca Castelli, La Stampa del 5/11/2007, che farà piacere a molti ... In fondo anche il link per chi volesse leggere la ricerca per intero.

Il download non autorizzato di brani musicali da Internet non ha effetti negativi sulle vendite di cd. Anzi, chi scarica musica online potrebbe avere una propensione maggiore all’acquisto di dischi. Nel complesso, comunque, non esistono relazioni dirette e provate tra i due fenomeni. Sono questi alcuni tra i risultati più interessanti di una ricerca commissionata dalla commissione governativa Industry Canada e condotta su un campione di circa duemila cittadini canadesi. Lo studio è stato pubblicato la scorsa settimana sul sito di Industry Canada e farà di sicuro storcere il naso ai rappresentanti dell’industria discografica, che da sempre indicano nella pirateria multimediale la causa principale del crollo delle vendite di dischi. Secondo lo studio, in realtà i download online funzionerebbero da traino per l’acquisto dei cd, in una misura che viene anche quantificata: per ogni download mensile l’utente avrebbe una propensione all’acquisto di 0,44 cd in più all’anno.Quella proveniente dal Canada non è certo la prima ricerca sull’argomento. Dai tempi di Napster, studi del genere vengono proposti con frequenza e distribuzione geografica regolare (ne abbiamo anche diversi esempi in Italia). Semmai, è interessante la natura indipendente della commissione che ha promosso l’iniziativa. Di solito i sondaggi vengono sponsorizzati dall’industria discografica o dalle associazioni sostenitrici del filesharing: puntualmente, i primi criminalizzano il P2P e i secondi lo scagionano. In questo caso non sembrano esserci doppi fini.Un altro aspetto significativo della ricerca canadese lo si trova nell’elenco dei risultati. Se gli autori non vedono correlazioni tra il download di musica online e la crisi del mercato discografico, suggeriscono invece che i proprietari di lettori MP3 portatili potrebbero essere tendenzialmente meno portati all’acquisto di cd. A tenere lontani gli appassionati di musica dai negozi di dischi, insomma, potrebbe essere il successo di gadget come l’iPod, che stanno costruendo e diffondendo un’esperienza d’ascolto completamente diversa rispetto al passato: l’unica conosciuta dalle giovani generazioni, che magari di dischi non ne hanno mai comprato uno.

+ The Impact of Music Downloads and P2P File-Sharing on the Purchase of Music: A Study for Industry Canada (il testo della ricerca, in inglese)

1 commento:

fg ha detto...

E' apparso oggi sul quotidiano "La Repubblica", nella sezione Tecnologia e Scienza, un articolo su "Sicurezza, ecco lo spam-malware” l'ultima frontiera dei criminali web".
Secondo l'ultimo rapporto di Sophos - azienda di Oxford specializzata in sicurezza informatica - l'ultima frontiera in fatto di pericoli digitali è rappresentata dallo spam-malware: si tratta di mail spazzatura che indirizzano verso siti creati per infettare i computer, rubare parole chiave e appropriarsi di conti bancari.
Nella graduatoria stilata dei Paesi che ospitano il maggior numero di pagine web infette, al primo posto ci sono gli Stati Uniti, seguiti da Cina e Russia, mentre Israele risulta essere lo Stato che ha il tasso più elevato di malware prodotti in relazione ai suoi utenti di Internet. L'Italia si trova al sedicesimo posto.
Si tratta di uno spunto interessante per riflettere sulla questione della tutela della sicurezza dei dati veicolati attraverso la rete e su come le azioni di pirateria informatica, finalizzate alla truffa, possano disincentivare l’utilizzo di Internet.
Per la versione integrale dell’articolo si rimanda a:
http://www.repubblica.it/2005/b/sezioni/scienza_e_tecnologia/sicurezzaweb/virus-classifica/virus-classifica.html